“Donna Olimpia Frangipane
Baronessa di Castelbottaccio”
Olimpia Frangipane Ricciardi, figlia del Duca Don Giuseppe Frangipane Ricciardi, feudatario di Mirabello e della Duchessa Donna Marianna Bonocore, nasce il 16 Luglio del 1761 a Mirabello.
Va sposa a soli venti anni al Barone di Castelbottaccio, Francesco Cardone, di quarantasei anni più vecchio a cui darà ben tredici figli di cui otto femmine.
Se i Frangipane erano di lontane origini romane, acquistando fama, ricchezze e feudi nel Regno di Napoli al tempo degli Angioini, il casato dei Cardone ha origine ad Atessa, poi diventando feudatari dei Castelbottaccio nei primi decenni del ‘700.
Donna colta, intelligente, particolarmente bella ed affascinante, coltiva e diffonde, nelle “remote contrade del Molise[1]”, le idee di libertà che si andavano affermando dalla Francia al resto di Europa, attirando presso il suo “salotto” (la Casa Baronale dove dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno si rifugiava) i giovani intellettuali locali. Crea, in tal modo, un vero e proprio Cenacolo, incubatore di idee rivoluzionarie e culla del giacobinismo molisano.
Neanche quando la repressione borbonica toccò il suo “salotto” (1795), con l’arresto dei suoi più importanti frequentatori, Donna Olimpia abbandonò i molisani scampati, assicurando, dalla sua residenza napoletana, il massimo dell’impegno e della sua acclarata influenza per salvarli e\o proteggerli.
Gli ultimi anni della vita di Donna Olimpia sono segnati da diversi lutti familiari e da una condizione economica non più così serena come lo era stata in precedenza. Nel 1810, infatti, le muore il marito e solo sette anni dopo (1817) la figlia Carmela che era andata in sposa al nipote di Gabriele Pepe. Nel 1825 morirà anche il figlio Don Giuseppe Cardone.
Dopo la morte del marito, convive con il Conte di San Biase, Don Francesco de Blasiis fino al 1830, anno in cui ormai settantenne la bellissima e colta baronessa muore.
[1] Anna D’Onofrio “Olimpia Frangipani una baronessa tra i giacobini molisani”, da “Mirabello Sannitico”Ed. Enne 2003 pag. 91